Sabato 18 maggio si è tenuto presso il Polo Tecnico del “Campus Dei Licei M.Ramadù” di Cisterna di Latina,
la “III giornata del l’Inclusione – Lo sport oltre la disabilità”.
Siamo intervenuti a testimoniare il nostro impegno in tale ambito, con il progetto “Sportissimamente” conclusosi proprio in data odierna (link).
È stata una mattina piena di emozioni e con noi c’erano:
• Andrea Stoppa, in video intervista, ex alunno del campus e campione nazionale di nuoto categoria non vedenti;
• Devis D’Arpino, bronzo agli Special Olympics di Abu Dhabi;
• Fabio Ventura, maestro federale non vedente 6° Dan, 5 volte campione mondiale del club non vedenti;
• Luca Zavatti, ex capitano Nazionale Italiana Calcio Amputati allenatore Lecce Calcio Amputati;
• Marco Ghirotto, allenatore professionista di calcio;
• Studenti, Dirigente e docenti, collaboratori e familiari legati al campus.
La prima sensazione che abbiamo ricevuto appena entrati a scuola è stata di accoglienza. Un “corridoio” di ragazzi ci ha indirizzato dall’ingresso all’aula dedicata all’evento. Ci fanno accomodare su delle sedie disposte di fronte alla platea per lo più composta da studenti ed insegnanti, alle nostre spalle sul muro viene proiettato il volantino dell’evento. Non conosciamo nessuno degli altri partecipanti, ma proviamo subito simpatia.
A presentare e condurre l’evento due studentesse dell’istituto supervisionate dalla referente dei BES, la Prof.ssa Elisa Roncoroni.
Apre i lavori il Dirigente Scolastico Prof.ssa Anna Totaro, sottolineando che questa giornata non è solo momento di condivisione e testimonianza a favore dell’inclusione scolastica, ma l’occasione di conoscenza e confronto con chi vive la diversità in prima persona, in maniera più diretta e fuori della vita scolastica.
Ci si rivolge ai disabili stessi, alle loro famiglie, ci si interroga sulle tecniche, le strategie e le modalità operative a supporto del disabile nello sport.Ci viene data la parola e presentiamo l’Associazione LatinAutismo, il suo percorso fino ad oggi ed il seminario Sportissimamente.
Secca la domanda sull’argomento: “Cosa è cambiato con questo seminario?”
La risposta non poteva che anteporre una prima osservazione, il seminario è stata la risposta ad un bisogno di conoscenza ed una richiesta di formazione a tanti operatori sportivi che si confrontano con la “neurodiversità”: con questo seminario c’è stata una risposta! Tuttavia non possiamo dire che alla formazione corrisponda un immediato riscontro nella fruizione di personale e di servizi sul territorio, ma senza questo primo passo sarebbe addirittura impossibile sperarlo.
Il seminario è voluto essere un’altra cannonata a quel muro che ancora oggi non rende accessibile lo sport a molti disabili.
Ringraziamo rapidamente per la parola dataci e la restituiamo per il proseguo dell’evento, da qui in poi sarà un crescendo di emozioni.
Iniziamo con la video intervista di Andrà Stoppa, a sentirlo un normalissimo ragazzo con tanta voglia di fare… No, no, non è vero, non è normalissimo! Fa mille cose questo ragazzo: corsa, piscina, palestra, pianoforte, rapper, studio…. Una voglia matta di sperimentare: “showdown”, serf, tennis (!!!), baseball per cechi, che viene riferito come l'unico sport dove il non vedente è libero di correre senza rischi di urtare persone o cose. Bello ascoltarlo, entusiasmante la sua vitalità. Ma a colpirci non e stato questo ma la riflessione che ha fatto alla domanda dell’intervistatore su cosa offrono le strutture sportive sulla disabilità. Lui risponde “Poche! … siamo una minoranza nella minoranza… non tutti i disabili fanno sport… pochi disabili pensano di poter fare una vita “normale”… siamo davvero pochi a combattere per avere quello che ci spetta… fare sport… è questione di tempo che capiscano (le istituzioni), che capiscano soprattutto i disabili che è possibile fare sport...”
Su queste affermazioni ci dovremmo interrogare molto. Ci viene da pensare che la mancanza delle istituzioni è solo una parte, e forse la meno importante, che discrimina i disabili nella società, e che non favorisce l’inclusione sociale tanto chiacchierata. Andrea nel suo parlare, dice che non c’è offerta perché non c’è domanda! Lui, disabile “forte”, si batte e chiede. Sa che vive nel mondo delle opportunità anche se queste non gli sono accessibili come dovrebbero, non si rassegna! Noi riconosciamo in lui anche il monito ad adoperarci per quei disabili meno forti, che spesso non sono in grado naenche di comunicare e quindi di incrementare questa domanda. Ci ha fatto capire che i genitori ed tutori dei disabili devono essere i primi a chiedere per loro e ad infondergli la stessa vitalità di Andrea: ci sono modi diversi di fare sport, cosi come la diversità che li contraddistingue, dobbiamo far vivere loro l’accessibilità.
A seguire interviene Devis D’Arpino che ci racconta le emozioni che regala lo sport, i risultati ed i traguardi raggiunti con soddisfazione, ci mostra le medaglie ricordando data, tipo di competizione, tempo. Ci descrive la fatica, la sconfitta e manifesta la purezza dello sport: la competizione non è con gli altri, ma con se stessi! Non si batte un avversario, ma un proprio limite: un tempo, una distanza!
Toccante il legame con il suo allenatore, suo padre, in prima fila con il resto della famiglia.
Devis non è l'unico sportivo in famiglia, ma c’è anche la sorella gemella.
Una famiglia in prima linea, sempre a garantire il rispetto dei diritti di cui parlavamo prima e che mi ricordano le parole dette da Romano Battisti campione di canottaggio in occasione di un intervista sulla promozione del Calendario LatinAutismo 2019: “...ma come fai a sapere se gli piace se non glie lo fai provare...”
Ma la disabilità non è solo quella congenita, che nasce con te. Come disse la maestra Costanza Orbaiz al TEDxRio, “la disabilità non ti invia un messaggio tramite WhatsApp con scritto: Preparati, tra 5 minuti arrivo!” e quando arriva, non si è mai preparati.
Cosa accade in questi casi ce lo racconta un altro campione dello sport, il maestro Fabio Ventura.
Qui le emozioni si fanno sempre più forti perché si aggiungono a quelle già percepite con le testimonianze precedenti e vanno a colmare il divario tra chi non è disabile e chi lo è. Viviamo la disabilità come qualcosa che non ci appartiene o non ci apparterrà mai, è quella condizione nella quale non ci immedesimiamo, come se non esistesse nello scenario delle vite, eppure c’è.
Fabio ci racconta il buio della cecità, ci fa vivere, con il suo racconto, il vero buio, quello interiore, che crea la condizione di disabile.
Ci proietta dei video che con simbolismo raccontano la sua rinascita, la ricostruzione di una vita, diversa ma piena e completa.
Fabio fa piangere di felicita, mette il suo “carico” sulla forza della vita e mentre lui parla dello sport, dell’amore e del sostegno ricevuto dai suoi cari, vedere Devis che annuisce ci emoziona ancora di più.
Fabio, marito, padre, campione dello sport, disabile, ci invita a guardare in alto, dove volano le aquile, a tenere sempre la testa dritta; ci sentiamo di dire che Fabio, genitore disabile, invita noi, genitori di disabili, a vivere in modo fiero e ad insegnare questo ai nostri figli.
La disabilità quando arriva può colpirti proprio lì dove punti la tua vita. Luca Zavatti racconta come da giocatore professionista si ritrova senza una gamba a causa di un incidente. Ci chiediamo quali sentimenti si possano vivere in quei momenti ma sopratutto cosa interviene nell’uomo a far si che si continui a credere nella vita.
Luca lo dice, l’amore! L’amore che si riceve dagli altri, l’amore che si vuole continuare a donare, la passione per lo sport!
Anche lui rinasce, ancora più determinato, ancora più voglioso di giocare a calcio.
Si parla di sport di emozioni, Fabio, Luca e Devis le conoscono in egual misura, si intendono, i loro volti brillano della stessa luce ed emanano energia positiva.
Siamo carichi, pieni di entusiasmo. Lasciamo l’aula per un break e tra pizzette panini, dolci e bevande varie continuiamo le nostre conversazioni.
Pensiamo che sia finita qua, siamo già colmi di momenti magici, pronti a distribuire questi doni vivendo il quotidiano con più energia, ma sbagliamo. Ci si divide in due gruppi per le prove e le dimostrazioni in palestra, un gruppo di ragazzi va con il maestro di karatè Fabio, l’altro con Luca e l’allenatore Marco Ghirotto: le ragazze preferiscono il karetè, i maschietti il calcio!
Noi, io e Paola, ci dividiamo rispettando le preferenze di genere, anche se io non sono amante del calcio.
Non ci dilungheremo molto su quanto abbiamo visto, ritenendo impossibile descriverlo e vi invitiamo a vedere i video, ma ci piace sottolineare la figura dell’allenatore Marco Ghirotto che con la sua forte personalità e simpatia coinvolgeva i ragazzi ad uno sport sano: rispetto delle regole e lealtà.
È stata una mattina incantevole e ringraziamo tutti i partecipanti per quanto condiviso e vissuto con noi, in particolare la Preside Anna Totaro, per la sua sensibilità, attenzione e determinazione al tema della disabilità e dell’inclusione: la scuola che istruisce e che insegna a vivere.