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Sono passati ormai due mesi da quando ho scritto questo articolo ed oggi ho deciso di pubblicarlo. Un po’ come si fa con il vino, l’ho messo a decantare aspettando che il tour del film finisse, che le emozioni del momento lasciassero spazio ad una visione più razionale e cronistica dell’evento vissuto ed ecco...

Qualche giorno fa ho ricevuto un email nella quale l’associazione ANGSA, di cui sono socio, proponeva la raccolta dei PEI da inviare al MIUR. Ritenendo l’iniziativa molto utile, ho contattato il presidente ti tale associazione per sapere se potevo estendere l’iniziativa anche a persone non iscritte all’ANGSA o appartenenti ad altre associazioni, facendo parte io di LatinaAutismo.
Il presidente, donna, incuriosita e sorpresa dell’esistenza di una associazione di soli genitori di soggetti autistici sul territorio di Latina, e scoprendo che io mi dedicavo soprattutto al rapporto con la scuola, mi propose di partecipare alla proiezione del film di Gianluca Nicoletti, “Tommy e gli altri in tour”. Non avevo ancora capito di che cosa si trattasse, e di cosa mi sarei dovuto occupare che accettai immediatamente. Successivamente compresi che si trattava di una iniziativa rivolta agli studenti delle scuole secondarie di II grado ed io, insieme ad un'altra mamma di Fondi, Monica, avremmo dovuto presentare il film ed aprire un dibattito con i ragazzi.

Preso l’impegno non esitai a pubblicizzare l'evento tra i miei contatti e sul sito di LatinAutismo, pensando che i posti a disposizione al cinema Oxer di Latina, sarebbero terminati rapidamente.
A pochi giorni dalla proiezione del film, ricevetti l’email dei partecipanti e con grande delusione scoprii che non solo non erano presenti scuole di Latina, ma che vi erano ancora molti posti liberi.      
Perché? Perché, nonostante la pubblicità fatta tra le famiglie e i bollettini informativi del MIUR alle scuole, tanta desolazione?          
Senza perderci d’animo, io e Monica, riuscimmo a formare un bel gruppo e alla fine parteciparono circa 160 studenti ed una decina di adulti che li accompagnavano, tra insegnanti e qualche genitore a supporto, su un totale di 190 posti disponibili; purtroppo, nessuna scuola da LATINA!!!

Veniamo alla giornata del 20/02/2018, cinema Oxer.

Mi reco sul posto verso le ore 9:00 e trovo tutti i ragazzi fuori in attesa dell’apertura del cinema: grande confusione, ma perché io non sono più un ragazzo. Qualcuno fa colazione al bar, qualcuno scherza coi compagni, qualcun altro si fa una sigaretta in disparte, insomma clima da gita, tutto nella norma. Nel frattempo noi adulti ci conosciamo, professori di sostegno e non, genitori, io e Monica.

Alle ore 9:30 il cinema apre, i ragazzi entrano e prendono posto in sala, per classi in modo da favorire un certo controllo ai professori e poi, si sa, i ragazzi in gruppo si sentono più sicuri ed avrebbero partecipato meglio al dibattito.
Monica presenta il film: autore, regista, breve descrizione, sponsor, ecc. 
Io suggerisco ai ragazzi di provare ad immedesimarsi nelle storie e di osservare come ogni personaggio, all'interno del film, con la propria famiglia, sia diverso degli altri.

Inizia la proiezione, c’è silenzio in platea, io sono seduto in prima fila, staranno tutti su WhatsApp o FaceBook penso io, mi giro e vedo solo 3 volti chini illuminati dallo smartphone. I ragazzi stanno guardando il film che non avrà intervalli.

Ore 11:15 circa, fine del film e piccolo intervallo

Ore 11:30 inizia il dibattito.
Prende la parola Monica che con stile “professoressa che interroga”, vede un ragazzo e gli dice “Tu, tu, tu con la maglia gialla, si tu che ne pensi?”
Panico! Il ragazzo in difficoltà cerca il sostegno dei compagni, insomma inizia il loro “divertimento” e la nostra consapevolezza che di autismo non ne sanno nulla e soprattutto è qualcosa che non gli appartiene minimamente.

Durante il dibattito traspariva sempre di più come l’autismo è qualcosa che ancora spaventa e chi vive l'autismo suscita sentimenti di pena nei compagni, soprattutto quelli a "basso funzionamento", mentre quelli ad alto funzionamento comunque imbarazzano a tal punto da non essere invitati e coinvolti nelle uscite extrascolastiche. Fortunatamente i ragazzi sono curiosi e mai mi sarei aspettato di dover rispondere alla domanda "genuinamente sfacciata" di una ragazza: “Tu come hai capito che tuo figlio è autistico". Per non parlare del desiderio dei Professori di acquisire competenze e strumenti più specifici sull'argomento autismo nonché di progetti ad esso dedicati. Sarebbe intelligente pensare che la scuola lavori per l’inclusione non solo nell'ambito scolastisco, all’interno dell’orario e delle proprie mura, ma promuova progetti che possano estendersi e proseguire anche nella vita extrascolastica e ludica dei ragazzi.

Occasioni come questa del "#Tommyeglialtri in tour" sono preziose e vitali come il lavoro che dovrebbe fare la scuola, per creare un "humus sociale" di inclusione ed integrazione indispensabile a favorire lo sviluppo e la nascita di abilità nei soggetti autistici ed una prospettiva di vita migliore per loro ed i familiari, nonché per fare rete.

Non a caso, una delle scuole che ha partecipato all'evento, dopo che ha saputo dell’esistenza di LatinAutismo, ha contattato l’associazione invitandola alla “II giornata dell’inclusione” alla quale ho partecipato io personalmente come coordinatore scuola, ma questa esperienza è oggetto di un prossimo articolo...